lunedì 31 agosto 2009

RU486: i "SI" e i "NO" dell'aborto


"Il Consiglio di amministrazione dell'Aifa ha approvato l'immissione in commercio nel nostro Paese del farmaco già commercializzato in diverse altre Nazioni. ": così recitava il 30 luglio un articolo del Corriere della Sera, a proposito dell'introduzione della pillola abortiva RU486.
Inevitabile la formazione di schieramenti politici e religiosi, da subito accaniti e pronti a combattere. Tanti si e altrettanti no.

Cerchiamo di capirci qualcosa.

C'è chi dice si.
La Ru486 potrà essere utilizzata in Italia solo in ambito ospedaliero, così come la legge 194 prevede per le interruzioni volontarie di gravidanza. L'assessore Giovanni Bissoni ha però posto un «richiamo al massimo rispetto della legge 194 e all'utilizzo in ambito ospedaliero. Dopo una lunga istruttoria è stato raccomandato di utilizzare il farmaco entro il quarantanovesimo giorno, cioè entro la settima settimana», altrimenti gli effetti del farmaco potrebbero risultare diversi da quelli aspettati.
Introdurre la RU486 anche in Italia è stato inoltre, secondo chi è a favore, un grande passo avanti per il nostro Paese: ora anche qui le donne potranno avere le stesse possibilità che avrebbero avuto negli altri paesi senza ricorrere alla chirurgia.

C'è chi dice no.
«La pillola ha effetto abortivo, quindi valgono tutte le considerazioni che valgono quando si parla di aborto volontario. C’è, inoltre, un’aggravante che dovrebbe far riflettere anche chi appoggia la legalizzazione dell’aborto chirurgico, ed è il rischio per la madre. Più di venti donne sono morte per effetto della somministrazione di questa sostanza. Questo farmaco assume, quindi, la valenza del veleno. "
Ed ecco che il Vaticano annuncia battaglia e promette la scomunica sia per chi somministra il farmaco che per chi lo assume.

Ora, se la RU486 fosse facile da reperire, se si potesse assumere tranquillamente in casa, di nascosto dai medici e con reali rischi per la propria incolumità, sarei certamente d'accordo.
Risulta però chiaro che situazioni del genere non si potranno mai verificare, o se per caso dovessero presentarsi, saranno al pari degli aborti chirurgici praticati di nascosto dai medici-macellai che ancora oggi si muovono nell'ombra.

Quando si trattano argomenti così delicati a mio parere si dovrebbero tenere in considerazione tutte le diverse ipotesi, non solo quelle favorevoli o contrarie alla propria ideologia.
Io non sono favorevole all'aborto, ma nemmeno contraria: credo che ogni donna debba avere il diritto di decidere se è pronta ad affrontare una gravidanza di 9 mesi per poi mettere al mondo una creatura e prendersene cura per tutta la vita. Non è vero che la decisione deve spettare sia all'uomo che alla donna indistintamente, l'ultima parola ci spetta di diritto.

Sono però contraria all'aborto per sport, perchè "è andata male e allora abortisco". Questo no.
Ognuno di noi deve assumersi le proprie responsabilità e fare di tutto per evitare situazioni del genere.

Quando però questo non è possibile, nei casi di stupro per esempio, mi sembra davvero assurdo continuare ad insistere per rovinare la vita di una donna che vivrà comunque per sempre con un dolore simile. Io non me la sentirei di guardare quella donna per dirle che, se deciderà di abortire ed eliminare il frutto della violenza subita, sarà scomunicata.
Se ancora questo non fosse per voi sufficiente, provate ad immaginare al posto di quella donna una bambina, magari di 12-13 anni.
Per lei, anche solo per lei io sarei d'accordo, per evitare che le si tolga anche quella piccola parte di infanzia rimastale.

Se tutto ciò sia giusto o sbagliato non lo so, quello di cui sono sicura è che tra tutti i modi possibili per abortire la RU486 sembrerebbe il più sicuro.

lunedì 10 agosto 2009

Studenti, emigranti del nostro tempo

Avete mai pensato di studiare in un altro paese?

E quasi una moda al giorno d'oggi: ogni anno un gran numero di studenti decide di spostarsi e cercare una scuola o un'università nel quale imparare sia quello che gli serve per la vita sia la lingua.

Ma si tratta davvero solo di una moda?

Credo che in realtà la ragione di questa piccola "emigrazione" si possa trovare nella crescente consapevolezza acquisita dagli italiani riguardo la situazione del loro sistema scolastico.

Non si può scappare, la nostra condizione non è una delle migliori.

La maggior parte delle lauree universitarie che si possono ottenere in Italia non sono considerate davvero valide fuori dal nostro paese. Quale sia il motivo per il quale una nazione come l'Italia non sia in grado di fornirci una solida istruzione è tuttora sconosciuto.

Non posso credere che la preparazione degli studenti italiani non possa essere considerata valida come quelle degli altri stati: è possibile che un ristretto numero di test a crocette venga ritenuto più completo dei nostri test orali e scritti?

Quanti di noi attualmente si trovano in una situazione simile a questa?

So che alcuni tra quelli che leggono il mio blog stanno trascorrendo del tempo in Irlanda e in Spagna, per studiare e lavorare all'interno di aziende collegate ai loro corsi di studi.

Mi parlano spesso con molto entusiasmo della loro esperienza, ma a volte confessano le difficoltà che incontrano e la situazione di sfruttamento in cui si trovano. Gli studenti stranieri sono più facili da usare dei connazionali, giusto?

Quindi, l'Italia è davvero un posto così terribile per gli studenti?

Sfortunatamente questa domanda resterà nel gruppo di quelle delle quali non troveremo mai la risposta.

Comunque, non preoccupiamoci! Qualcuno si sta già prendendo cura di noi: Buon Lavoro Min. Gelmini, per favore ci renda capaci di disegnare crocette su un foglio.

LEGGI QUESTO ARTICOLO IN INGLESE

Leggi un articolo simile di Giulia Martinelli sul sito Kopernik2.it

Students, emigrants of our times

Have you ever thought about studying in a different country?

It's a kind of vogue today: every year a great number of students decide to move and look for a school or a university in which to learn both what they need for their life and the language.

But is it really only a vogue?

I think the reason of this little "emigration" could be found in the growing awareness got by Italian people about the situation of their school system.

You can't escape, our condition isn't one of the best.

Most of the university degrees you could got in Italy are not really considered effective out of our country.

Which is the reason why a country like Italy isn't able to provide us a solid education, is actually unknown.

I can't believe that the preparation of Italian students can't be considered valid as the one of the other states: is it possible that a little number of tests is being estimated more valuable than our written and oral tests?

How many of us are actually in a situation like this one?

I know that some of the people who usually read my blog are spending some time in Ireland and in Spain in order to study and work for companies linked to their university courses.

They always tell me about their experiences with a lot of entusiasm, but sometimes they confess their discomfort and the situation of exploitation in which they are. Foreign people is easier to use than other people, isn't it?

So, is Italy that terrible place for students?

Unfortunately this question is in the group of the ones we'll never know the answer of.

However, don't worry! Someone's taking care of us: enjoy your work Min. Gelmini, please make us able to draw crosses on a paper.

READ THIS ARTICLE IN ITALIAN

sabato 1 agosto 2009

Fotoritrucco

Sfogliando riviste dalle pagine patinate se ne vedono di tutti i colori.
Modelle perfette, denti incredibilmente bianchi e dritti, non un neo sulla pelle, nessuna macchia solare o ruga inestetica.
Magia? No, Tecnologia.

Photoshop, l'amico fedele di ogni appassionato di grafica, stupisce anche nel mondo delle passerelle. Non è difficile crederci all'interno di una società che ammira i reality e le cui donne aspirano a diventare veline. Non tutte, per fortuna.
I programmi per fotoritocco sono a mio parere qualcosa di eccezionale, permettono di modificare qualsiasi parte del nostro corpo che non ci vada a genio. Nel virtuale, almeno.
Se poi ci si vuole sbizzarrire si può sempre provare un nuovo taglio di capelli, un trucco particolare, un tatuaggio.
Simulare un' altra "me", ecco la sua innovazione.
(Per farvi qualche esempio vi lascio questo link, è incredibile!)

Qualche mese fa ho letto di un'iniziativa di una rivista francese la quale intendeva smettere di ritoccare le immagini delle sue modelle per trasmettere una nuova linea di pensiero al suo paese: bellezza non significa perfezione.
Giunge la notizia in Italia il giorno dopo, con inevitabile servizio televisivo arricchito di interviste a grandi fotografi italiani.
Saranno stati senz'altro d'accordo, giusto?
Assolutamente no. "La gente in Italia compra le riviste basandosi sulle immagini di copertina, nessuno acquisterebbe mai il viso pieno di imperfezioni di Kate Moss." La risposta è stata più o meno questa.

Come dargli torto?
Purtroppo è vero, nessuno di noi è immune al fascino della perfezione, guardare sederi perfetti e cosce senza cellulite sulle pagine dei giornali rende felici sia uomini che donne.
Perchè è ovvio, se ci sono riuscite loro posso farlo anch'io.
Certo, magari con una piccola ritoccatina.
Ma, in fondo, che male c'è?