giovedì 23 febbraio 2012

Lezioni di catechismo da 112 euro

Ero convinta che ci fosse ancora libertà di pensiero. Ero convinta che si potesse scegliere cosa ascoltare, cosa guardare, in cosa credere. Invece no.
Siamo ormai circondati da una fitta ragnatela di comunicazione costruita e livellata, giorni interi di repliche, clip audio, interviste, commenti, minacce, fischi.

Ecco il punto: non mi spiego per quale motivo io, cittadina pagante 112€ di canone Rai, (società con la pretesa di definirsi Radiotelevisione ITALIANA S.p.A.) debba essere costretta ad ascoltare sulla stessa rete Rai e sulle concorrenti gli sproloqui di un personaggio a dir poco discutibile, armato di lingua lunga e per giunta stipendiato, all'interno di un festival della cui utilità potremmo ancora molto discutere.

Ed ecco che improvvisamente gli attacchi a due testate giornalistiche di chiara ispirazione cattolica diventano il centro di qualsiasi telegiornale, su qualsiasi canale ed a qualsiasi ora. La notizia viene addirittura data prima di fatti di cronaca, incidenti ed aggiornamenti sulle missioni di guerra dei nostri connazionali.
Il tutto ovviamente contribuendo al fine ultimo di questa azione provocatoria: far parlare di sè ed ottenere inviti per trasmissioni radio e tv, che non faranno altro che aumentare l'incasso complessivo del personaggio.

Già, perchè la parte buffa è proprio questa: il "signore" non si è prestato gratuitamente per la causa, ma con le sue apparizioni durante il Festival di Sanremo ha messo da parte circa 750 mila euro, centesimo più centesimo meno (la cifra esatta pare segreto di stato, e non stento a comprenderne il motivo), denaro che - lui dice - donerà in beneficenza. 
La mia domanda a questo punto è: per quale motivo accettare un compenso così oneroso se lo si ritiene una "formalità"? Perchè non far girare direttamente i soldi dei contribuenti a qualche fondo benefico?
La situazione puzza, eccome se puzza.

Per non parlare poi della gratuita lezione di catechismo che gli ascoltatori hanno dovuto subire in attesa di ciò che li interessava, ossia la musica. 

Ho frequentato una scuola di suore per 8 anni e credo di essere abbastanza informata su religione e affini, ma trovo inaccettabile che si permetta a chiunque di salire su un palco a predicare, come se ci si trovasse in chiesa. 

E' vero, il cattolicesimo è la religione di stato, ma non c'è nessun obbligo di professione del culto, nè tantomeno dovrebbe essere tollerato l'atteggiamento di chiunque voglia imporre la predica del proprio credo agli altri. Mi riferisco al fatto che probabilmente tra i famosi 16 milioni di ascoltatori collegati in occasione del monologo troveremo un buddista, un musulmano, un ortodosso, che sono stati messi nella condizione di dover scegliere se ascoltare o cambiare canale.

Quando le cose vanno male, si sa, noi italiani diamo il meglio.

Telegiornali e riviste partono all'attacco, rotocalchi e talk show hanno di che spettegolare, blog e siti internet sono pronti a sproloquiare su quanto sia bravo, in fondo, un'artista e un maestro di vita.
E anche gli stessi che hanno ingaggiato il "simpatico" personaggio, concedendogli 20 minuti di monologo a serata (senza vincoli e senza conoscere preventivamente gli argomenti trattati), sono pronti a dichiarargli guerra ed a ritrattare tutto ciò che ha detto, accusandolo di ledere l'immagine dell'azienda: sveglia gente, il permesso di insultarvi gliel'avete dato voi. La prossima volta, magari, fatelo con i vostri soldi.


ps: l'omissione del nome del personaggio e delle testate è voluta, poichè a mio modesto parere si è già parlato fin troppo della faccenda, senza che vi sia la necessità di pubblicizzarla ancora e dare sostegno nell'indicizzazione della stessa.
E, per la cronaca, io non ho guardato nè ascoltato il tutto prima di questa sera.

mercoledì 30 marzo 2011

Perchè dico no al nucleare

Più ci si avvicina al referendum, più ci si lascia andare a pareri ed osservazioni sull'argomento, schierandosi chi per il si, chi per il no. Quello che non sempre risulta chiaro è se davvero le persone sappiano di cosa stanno parlando, se davvero si siano informati o se, come spesso succede, parlino per sentito dire.
Ho riflettuto molto prima di scrivere, perchè sono sicura che da qualsiasi parte decida di schierarmi troverò qualcuno che mi accuserà di essere superficiale e di essere sulla via sbagliata: consapevole di ciò e del fatto che NESSUNO può approfondire l'argomento tanto da conoscerne davvero tutti i particolari, mi baserò su ciò che ho studiato, letto, su dati verificati e forse su qualche bufala non smascherata in tempo.
Lo scopo del post è creare un dibattito, momento che a parer mio in Italia non esiste: perciò ognuno si senta libero di dare la sua opinione, senza problema alcuno, nella speranza di fare insieme luce sull'argomento.

Dico no perchè:
  • nella lotta alle risorse non rinnovabili non mi sembra sensato eliminare petrolio e carbone per usufruire dell'uranio, non rinnovabile anch'esso e presente in scarsa quantità sulla Terra (disponibilità stimata tra i 46 ed i 78 anni)
  • il vantaggio dal punto di vista energetico risulterebbe essere limitato, in considerazione dei costi d'esercizio e manutenzione delle centrali.
  • gli "scarti di produzione" del nucleare, ossia le scorie ed in particolare il plutonio, sono RADIOTOSSICHE.  "La radioattività degli elementi estratti da un reattore si riduce nel tempo secondo il fenomeno naturale del dimezzamento, ma i tempi necessari a farla rientrare entro standard di accettabilità biologica per il corpo umano sono lunghi. I tempi di decadimento radioattivo variano inoltre a seconda dell'elemento, oscillando da pochi giorni a centinaia di migliaia o milioni di anni." (cit. Wikipedia: energia nucleare).
  • il costo del kW di energia nucleare è stato stimato essere superiore a quello dei tradizionali combustibili, nonchè a quello prodotto da biomasse ed eolico.
  • per l'attivazione del piano studiato per l'Italia (4 centrali di terza generazione distribuite sul territorio) e considerando i costi di manutenzione, stoccaggio e funzionamento, sono necessari centinaia di miliardi di euro: dove li prendiamo?
  • nel mondo i progetti di costruzione di centrali nucleari in corso sono molto al di sopra dei costi previsti, fino ad arrivare a costi del 300 per cento superiori rispetto alle previsioni ( vedi Greenpeace ). Di bene in meglio.
  • in un paese dove anche riparare una stupida buca nella carreggiata è un'impresa da titani, non so chi potrebbe fidarsi dei controlli di sicurezza.
  • non ha senso investire così tanti soldi sul nucleare: sarebbe meglio utilizzarli per finanziare la ricerca e lo sviluppo di alcune forme di energia rinnovabile (vedi i pannelli solari ibridi, di cui parlerò il prima possibile, ndr).
  • NON SONO una di quelle persone che hanno paura del disastro: ci siamo già dentro, ormai.
  • c'è chi dice che il governo (destra e sinistra together) abbia pensato di risanare parte dei debiti con la Francia affidando ad una sua ditta la costruzione degli impianti e accordandosi per creare una filiera condivisa. (vedi Il Corriere della Sera).
  • la costruzione di 50 nuovi reattori nel mondo non sarà sufficiente a sostituire quelli "da pensionare", che avranno cioè superato il numero di anni di esercizio imposti dalle leggi in materia di sicurezza (circa 25 anni).
  • credo che non si possa pensare di investire fondi e tempo su tecnologie già superate (III generazione), così come non ci si può affidare ai progetti di sviluppo dei nuovi impianti ( IV generazione), che presentano ancora numerose falle e non saranno pronti ai test definitivi prima del 2020.
Questi sono alcuni dei punti sui quali ho riflettuto e che ho cercato di verificare, provare, smontare. Per quanto mi sforzi di dare peso ai pochi lati positivi che riesco a trovare, i no pesano di più.
Alla luce dei risultati quindi, sono sempre più convinta. Io dico NO al nucleare.

E voi?

giovedì 30 settembre 2010

L'inizio di un nuovo viaggio

Proibirci qualche cosa è farcene venire voglia.
(Michel de Montaigne)
Ci credo, succede anche a me, più spesso di quanto si possa immaginare.
Giriamo ostinatamente intorno a qualcosa solo perchè ci è stato detto che è pericoloso, che non possiamo averlo, che non è ancora ora.

Il mio vagabondare si snoda lungo i vari portali del Politecnico di Torino, in cerca di una semplice condizione: chiarezza.
Come un'anima in pena in attesa del passaggio da Purgatorio a Paradiso, ogni giorno, da circa una settimana, clicco e riclicco quella voce "Orari Lezioni", sperando di non leggere che "sono in fase di definizione", lì, sulla mia pagina personale.
La mia stupenda ed incredibile pagina.
Ho un nuovo account di posta personale sulla piattaforma dell'ateneo (laura.venturi@studenti.polito.it), un link diretto con tutti i docenti dei corsi che frequenterò, uno spazio gratis sul server per i miei files personali ed il servizio sms che mi avviserà in tempo reale se un docente deciderà di indossare la camicia blu invece di quella bianca.
Per non parlare della smart card e del libretto.
Ho una bella foto, che non mi fa sembrare malata/drogata/addormentata, ma che mi somiglia e sorride. Ho un pallino arancione sulla scheda, che mi dà diritto a sconti e convenzioni per spettacoli al cinema, a teatro ed eventi sportivi.
Ovunque mi giri trovo nuove funzioni e possibilità. Wow.

Cosa potrei ancora volere allora, con tanta smania?
Forse solo la certezza che il mio primo anno accademico comincerà, prima o poi.
Purtroppo qualche giorno fa ho appreso con orrore che i docenti ed i ricercatori della Facoltà di Architettura (sotto cui si trova il mio corso in Design e Comunicazione Visiva, ndr) sono in sciopero, a causa dei cambiamenti progettati dal ministro Gelmini in ambito universitario.
(vedi articolo La Stampa 01/10 )

Mi fermo a riflettere prima di scrivere altre parole inutili e mi rendo conto che ormai non ho più scampo.
Ho schivato la revisione del liceo scientifico, ma non sfuggirò alla riforma universitaria.
Ora basta scappare: sono pronta.
La borsa nuova di Andy Warhol in spalla, con Marilyn colorata che mi sorride, i soliti occhiali rossi sul naso, il mio bagaglio di conoscenze da liceale e nella testa tanti progetti e apettative che non vedono l'ora si sentirsi realizzare.
Con o senza Gelmini.

sabato 14 agosto 2010

A 7 mesi si impara a lottare

7 mesi. Fratture multiple al cranio, alle dita, ad un femore e ad un omero, sette costole rotte, segni di morsi e bruciature sul corpo.
Non è la trama di un nuovo film dell'orrore, ma la condizione in cui è stato portato all'ospedale la sera dell'11 agosto un bimbo di Gioia del Colle, vicino a Bari.
La madre brasiliana di 28 anni l'ha ridotto così a seguito dell'ennesima discussione con il compagno.
Per vendetta.
Ovviamente nessuno sapeva nulla, nessuno si è accorto dei segni dei maltrattamenti che il bimbo subiva da circa 2 mesi e che sono poi degenerati causandogli ora "rilevantissimi danni neurologici".
Il piccolo, che ora si trova all'ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari, ha subito un delicato intervento neurochirurgico, prima del quale è riuscito a superare due collassi.

Lotta con le sue deboli forze, proporzionate ad un bimbo di 7 mesi.
Ma non è questo il compito di un bimbo: dovrebbe pensare a crescere, ad imparare, a scoprire il mondo, invece lotta per poter sperare di vederlo ancora.

Dove sono finiti quelli che avrebbero dovuto garantirgli protezione ed affetto?
La madre, che ha confessato, è ora reclusa nel carcere di Bari, mentre la polizia indaga per chiarire la posizione del padre trentacinquenne e dei nonni paterni: secondo le forze del'ordine non è possibile che fossero tutti estranei alla vicenda.
Intanto la Procura ha disposto la sospensione della patria potestà di entrambi i genitori ed affidato il bimbo alle cure degli assistenti sociali.

In questa giornata grigia e piovosa, anche il cielo ha deciso di reagire con sdegno alla notizia dell'ennesima brutalità estiva.
Mi risulta impossibile immaginare quale possa essere l'evento capace di scatenare nella mente di un genitore un tale desiderio di violenza. Continuo a chiedermi come sia possibile colpire così un bimbo indifeso e senza colpa, con la sola responsabilità di avere un mostro come madre.

Non mollare piccino, siamo tutti accanto a te a sperare che un giorno tu possa svegliarti e conoscere il mondo, ed a lottare al tuo fianco affinchè non succeda mai più un fatto così terribile.

mercoledì 11 agosto 2010

Amici di Dante

Da settimane ormai tento di liberarmi dal pensiero e dai residui della maturità, ma sembra che, almeno per un altro po’, non sia questo il mio destino.
Non si può certo dire che io non ci stia provando: sono in vacanza, faccio il bagno, mangio focaccia ligure tutti i giorni come se fosse la prima volta e finalmente ho ripreso ad uscire di casa anche dopo il tramonto.
Ma quando alle 9 del mattino in spiaggia apri il giornale e leggi la lettera di un professore cinquantaquattrenne come quella apparsa su “La Stampa” domenica 8 agosto, non puoi restare indifferente.

Il manoscritto del professor Vittorio Gennarini contiene una serie di lamentele in stile aulico burocratico sull’ignoranza degli studenti di un liceo della periferia napoletana a cui ha dovuto porre domande di letteratura italiana come commissario esterno di maturità.
Tal soggetto denuncia la totale mancanza di nozioni teoriche su Dante Alighieri ed a proposito del panorama storico-artistico in cui il poeta fiorentino si trovò ad operare.

Mi fermo a riflettere e scopro che, nonostante questo lungo mese di astinenza forzata dai libri, ricordo ancora la sua data e luogo di nascita, le vicende politiche che causarono l’esilio, l’identità degli amici citati nella Divina Commedia e l’indimenticabile epistola a Cangrande Della Scala. Manca solo il numero d scarpe, ma con un po’ di sforzo potrei ricordare anche quello (e sono sicura che anche i miei - ormai ex - compagni qualcosa saprebbero dire).

Ecco quindi il dubbio: è possibile che nessuno dei ragazzi provenienti da una delle regioni a più alta presenza di cento e lode del 2010 sapesse qualcosa su Dante?
Così recitano le recenti statistiche: la Calabria, la Puglia e le restanti regioni del Sud hanno il più alto rapporto studenti della regione/cento e lode (2,1% in Calabria).

E noi, che siamo parte dello 0,9% piemontese, sappiamo addirittura chi sia Dante Alighieri.
Roba da pazzi.