Ero convinta che ci fosse ancora libertà di pensiero. Ero convinta che si potesse scegliere cosa ascoltare, cosa guardare, in cosa credere. Invece no.
Siamo ormai circondati da una fitta ragnatela di comunicazione costruita e livellata, giorni interi di repliche, clip audio, interviste, commenti, minacce, fischi.
Ecco il punto: non mi spiego per quale motivo io, cittadina pagante 112€ di canone Rai, (società con la pretesa di definirsi Radiotelevisione ITALIANA S.p.A.) debba essere costretta ad ascoltare sulla stessa rete Rai e sulle concorrenti gli sproloqui di un personaggio a dir poco discutibile, armato di lingua lunga e per giunta stipendiato, all'interno di un festival della cui utilità potremmo ancora molto discutere.
Ed ecco che improvvisamente gli attacchi a due testate giornalistiche di chiara ispirazione cattolica diventano il centro di qualsiasi telegiornale, su qualsiasi canale ed a qualsiasi ora. La notizia viene addirittura data prima di fatti di cronaca, incidenti ed aggiornamenti sulle missioni di guerra dei nostri connazionali.
Il tutto ovviamente contribuendo al fine ultimo di questa azione provocatoria: far parlare di sè ed ottenere inviti per trasmissioni radio e tv, che non faranno altro che aumentare l'incasso complessivo del personaggio.
Già, perchè la parte buffa è proprio questa: il "signore" non si è prestato gratuitamente per la causa, ma con le sue apparizioni durante il Festival di Sanremo ha messo da parte circa 750 mila euro, centesimo più centesimo meno (la cifra esatta pare segreto di stato, e non stento a comprenderne il motivo), denaro che - lui dice - donerà in beneficenza.
La mia domanda a questo punto è: per quale motivo accettare un compenso così oneroso se lo si ritiene una "formalità"? Perchè non far girare direttamente i soldi dei contribuenti a qualche fondo benefico?
La situazione puzza, eccome se puzza.
Per non parlare poi della gratuita lezione di catechismo che gli ascoltatori hanno dovuto subire in attesa di ciò che li interessava, ossia la musica.
Ho frequentato una scuola di suore per 8 anni e credo di essere abbastanza informata su religione e affini, ma trovo inaccettabile che si permetta a chiunque di salire su un palco a predicare, come se ci si trovasse in chiesa.
E' vero, il cattolicesimo è la religione di stato, ma non c'è nessun obbligo di professione del culto, nè tantomeno dovrebbe essere tollerato l'atteggiamento di chiunque voglia imporre la predica del proprio credo agli altri. Mi riferisco al fatto che probabilmente tra i famosi 16 milioni di ascoltatori collegati in occasione del monologo troveremo un buddista, un musulmano, un ortodosso, che sono stati messi nella condizione di dover scegliere se ascoltare o cambiare canale.
Quando le cose vanno male, si sa, noi italiani diamo il meglio.
Telegiornali e riviste partono all'attacco, rotocalchi e talk show hanno di che spettegolare, blog e siti internet sono pronti a sproloquiare su quanto sia bravo, in fondo, un'artista e un maestro di vita.
E anche gli stessi che hanno ingaggiato il "simpatico" personaggio, concedendogli 20 minuti di monologo a serata (senza vincoli e senza conoscere preventivamente gli argomenti trattati), sono pronti a dichiarargli guerra ed a ritrattare tutto ciò che ha detto, accusandolo di ledere l'immagine dell'azienda: sveglia gente, il permesso di insultarvi gliel'avete dato voi. La prossima volta, magari, fatelo con i vostri soldi.
ps: l'omissione del nome del personaggio e delle testate è voluta, poichè a mio modesto parere si è già parlato fin troppo della faccenda, senza che vi sia la necessità di pubblicizzarla ancora e dare sostegno nell'indicizzazione della stessa.
E, per la cronaca, io non ho guardato nè ascoltato il tutto prima di questa sera.
E, per la cronaca, io non ho guardato nè ascoltato il tutto prima di questa sera.